L’insufficienza cardiaca (IC) è un problema sanitario di portata mondiale, associato ad elevata morbilità e mortalità. La sua precoce diagnosi, già ai primi stadi, quando la sintomatologia è di lieve entità, ed un trattamento appropriato, sono di fondamentale importanza per migliorare la prognosi.
Da pochi anni sono stati studiati ed introdotti nella pratica clinica dei nuovi bio-marcatori in grado di identificare la presenza dello scompenso cardiaco e di definirne la gravità: il BNP (peptide natriuretico di tipo B) e la sua porzione inattiva, la porzione N terminale (NT-proBNP).
Il BNP è un neurormone peptidico normalmente prodotto in piccole quantità dal miocardio sotto forma di precursore, il pro-BNP, che viene scisso in due parti: l’ormone attivo (BNP) e un frammento inattivo l’NT-proBNP. Il BNP agisce regolando il volume del sangue (volemia), influendo quindi sul lavoro che il cuore deve compiere per pompare il sangue in tutto il corpo. Sia il BNP che l’NT-proBNP sono prodotti principalmente nel ventricolo sinistro del cuore (l’area del cuore con la maggior azione pompante). Quando il ventricolo sinistro è dilatato, per l’eccessivo carico di lavoro, la concentrazione ematica di BNP e NT-proBNP può aumentare notevolmente. Questo si può verificare nello scompenso cardiaco, ma anche in altre situazioni patologiche che coinvolgono il cuore ed il sistema circolatorio.
In particolare l’utilizzo del NT-proBNP come marcatore di scompenso, permette grazie alla sua maggiore emivita in vivo e stabilità in vitro di essere un indice molto attendibile di funzionalità cardiaca e di valutare la severità di eventuale malattia.
Studi più recenti, inoltre, hanno confermato, oltre all’elevato valore predittivo per insufficienza di BNP e Pro-BNP, che bassi valori di NT-proBNP permettono anche di escludere la presenza i disfunzione ventricolare sistolica (potere predittivo negativo del 98%).